Gioia e giubilo in tutto il regno: ho finito SM!
Può sembrare niente di che, visto che non è il primo romanzo di cui concludo la prima bozza.
Ma è il primo in cui sento di aver scritto a un ritmo che mi ha soddisfatta, con un approccio che non avevo mai provato prima per paura ma che ha funzionato per me, e di sicuro il primo di cui non voglio lanciare la bozza completa fuori dalla finestra e non guardarla mai più (o almeno, non far passare secoli tra scrittura e rilettura, e non parliamo della revisione!).
Prima di addentrarmi sui perché, un po’ di stats.
Lunghezza prima bozza: 85.430 parole
Parole scritte in totale: 122.731 parole
in 66,71 ore.
Scene eliminate e/o riscritte: 25
per un totale di 37.301 parole
Ma cos’ha di tanto speciale SM?
Non è solo la trama a renderlo speciale ed aver cambiato tutto per me. Dopotutto non è la prima volta che prendo un concept che non trovo mai sviluppato come voglio e cerco di scrivere la storia che vorrei leggere.
No, questa volta la differenza è stata più tecnica.
A parte la falsa partenza durante la prima settimana di NaNo (responsabile per le prime 14k parole cestinate), ho avuto vari avanti-indietro nella stesura che però non sono stati un sintomo di qualcosa che non andava.
Finito il NaNo, sono ripartita dall’inizio perché mi ero arenata. Ho revisionato finché non sono arrivate le vacanze di Natale e, tra rigurgiti depressivi e p0rnfest, ho accantonato SM. L’ho accantonato per tutto gennaio, quando ho abbozzato qualche scena di ASR perché a scrivere racconti su Amelia, Seb e Ricky mi era venuta una gran voglia di esplorare la loro storia in anteprima.
Ma a febbraio sono tornata a SM, complice la rilettura mentre anche la beta Chià leggeva per la prima volta, e ho capito perché mi ero arenata a fine NaNo e come risolvere quella che era una risoluzione di conflitto prematura. Avevo anche intuito dove volessi andare a parare e quindi mi sono riattivata.
E sono andata avanti così per due mesi. Un po’ avanti, un po’ indietro, a piccoli passi con qualche grosso salto avanti durante i write-in da Dru C. Alba.
Ho scritto scene più avanti rispetto al punto della trama in cui mi trovavo, e anche rispetto alla scaletta abbozzatissima che avevo imbastito prima di rimettermi all’opera (e che ho continuato ad aggiornare man mano).
Così, senza rendermene del tutto conto (scrivere in disordine cronologico mi fa perdere la bussola), mi sono trovata alla fine della storia.
Niente più impazienza di finire
Se quando scrivevo dall’inizio alla fine, seguendo la scaletta con l’obiettivo di buttare giù tutto e poi revisionare (no, riscrivere, perché le mie prime bozze richiedono praticamente sempre una riscrittura), appena vedevo che la scaletta volgeva al termine, mi facevo prendere dalla frenesia di arrivare alla fine.
Di scrivere l’ultima parola e togliermi la storia davanti.
Non proprio un impulso positivo, quanto più un bisogno di liberarmi di un compito sgradevole.
Questa volta è successo l’esatto opposto.
Con SM mi sono portata avanti per due settimane circa una scena clou e l’epilogo, perché… non volevo abbandonare la storia. Avevo paura di concluderla male. Non sentivo di aver trovato ancora l’approccio giusto.
Quindi ho riscritto altre scene che sapevo aver bisogno di riscrittura, ho revisionato altre scene che dipendevano da quelle riscritte e poco a poco sono arrivata alla scena clou che mancava.
E l’ho scritta. Con calma, man mano che mi venivano i pezzettini, nella mia auto, in quei quindici-venti minuti prima di entrare in ufficio.
A piccoli passi, sono arrivata all’epilogo.
E alla parola FINE.
Non è tutto perfetto
Non ho mai voluto scrivere in disordine perché so che mi perdo il flusso di sentimenti dell’arco emotivo.
Infatti se mi chiedeste se mi sembra che l’arco emotivo funzioni, non saprei dirlo con certezza, perché non ricordo il suo svolgimento completo tra tutte le riscritture e correzioncine sparse. L’arco emotivo è fatto di tanti tasselli che posso esaminare sì uno alla volta, ma questo non mi dà idea se nel complesso l’arco è venuto fuori come è naturale per i personaggi.
Dovrò rileggere per capirlo.
E non ho la nausea all’idea di rileggere!
Voglio una pausa, questo è certo, ma più per rinfrescarmi la mente che per non rivedere più uno strumento di tortura come in passato.
Dopo la pausa (e dopo aver mandato la bozza alle beta e raccolto i loro commenti), mi rileggerò SM dall’inizio alla fine per capire che modifiche devo fare. Probabilmente ci saranno altre scene da riscrivere, magari qualcuna da aggiungere? O qualcuna da togliere perché, anche se ne ho tolte e addensate parecchie a questo giro di prima bozza rivista, c’è sempre qualcosa da tagliare o unire.
Non ho idea di come sarà la revisione di questa prima bozza, perché non credo di aver mai scritto in questo modo e quindi non so che aspettarmi.
Però, sono curiosa. E non vedo l’ora.
E dopo?
Dopo non so.
Cioè, vorrei scrivere almeno la novella su Fabiana e Maurizio, magari imbastire anche la storia di Stella e Lorenzo, ma vediamo come vanno le cose.
E vediamo anche se voglio autopubblicare o tentare altre strade. La mia idea iniziale era di andare con l’autopubblicazione, ma non so. Devo rifletterci su e studiare meglio il panorama editoriale romance italiano.