Un po’ a rilento, perché questi ultimi mesi sono stati complicati, ma a poche ore dall’inizio del NaNo ho annunciato che ci sto partecipando, neh ♥ 

Con una storia originale, questa volta. In prima persona. 

Aiut!

Se non altro, un elemento (vagamente) familiare sono i demoni a Torino, per quanto il mondo in cui la storia è ambientato non è lo stesso in cui bazzicavo ai tempi del liceo. Ma quella era l’epoca di urban fantasy, LOL.

Questo progetto nella mia testa è categorizzato come “chick-lit demoniaco”, ma una ricerca sul genere (paranormal chick-lit, per essere seria) mi ha fatto venire il dubbio che non sia chick-lit quanto necessario. Solo che non è neppure “paranormal romance”, ho evitato come la peste il solito eroe dannatoH e tormentatoH sovrannaturale che mi scassa le ovaie già dalla sinossi.

Sul sito è indicato come “romance” perché alla fine quello è. Poi deciderò.

Di seguito cover e sinossi provvisorissima.

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Il demone della porta accanto

La vita di Ginevra “Gin” Bodoni è priva di pensieri: lavora nel negozio orientale Asherah, dà una mano alla proprietaria fuori di testa con i suoi corsi spirituali, vede i suoi più cari amici senza impegni opprimenti, aggira i pranzi di famiglia e le aspettative dei suoi genitori con accuratezza chirurgica.
O almeno era senza pensieri fino a un anno fa, quando ha visto nel magazzino qualcosa che non ricorda e ha incontrato Alto, Biondo, Demone – al secolo Baal –, con i suoi mille sorrisi e le poche risposte.
Quando uno sconosciuto ferma Gin per chiederle di Asherah (e non intende il negozio), è giunta l’ora di ottenere risposte da Baal. Anche se rischierà di rompere una regola fondamentale della sua vita: nessuna complicazione. E innamorarsi dell’avventura di una notte è la peggiore di tutte.

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Parole scritte: 24.083/50.000

Ebbene sì, il wordcount dice tutto. E sono a metà arco narrativo, carichissima per affrontare la discesa nel baratro prima della risalita verso l’HEA!

Soffermandomi ad analizzare le ragioni di questi ottimi risultati già nella prima settimana direi:

  • la festa e il weekend mi hanno aiutata
  • non scrivere per ore di seguito ma lavorare in sessioni di massimo un’ora e mezza (in genere finita una scena e impostata quella successiva) mi ha permesso di non bruciarmi in poco tempo e di staccare il necessario per vedere serie tv, fare attività fisica, leggere – tutto cibo per il cervello
  • avere una outline scena per scena mi ha aiutata a non brancolare nel buio
  • aggiornare l’outline man mano che scrivo le scene mi è utilissimo ad avere sempre fresco in mente dove devo andare e soprattutto mi aiuta a vedere già dove posso fare degli aggiustamenti in base a quello che è emerso nella scrittura.

Obiettivo dei prossimi giorni: continuare così, yessaaa!